Salta al contenuto principale

image003

IL PERCORSO DEL PAZIENTE CON TUMORE PROSTATICO

  • La prevenzione primaria
    Non ci sono programmi di prevenzione primaria realmente efficace. Il tumore della prostata non è legato in modo certo a comportamenti o abitudini alimentari anche se alcuni stili di vita sembra essere maggiormente protettivi.
  • L'anticipazione diagnostica
    In assenza di programmi di prevenzione primaria, che consentano di diminuire la possibilità di ammalarsi di tumore,come per il tumore della mammella, la diagnosi precoce è la cosa più importante.
  • Come effettuare una diagnosi precoce?
    Dopo i 50 anni, è consigliabile effettuare una visita urologica; l'urologo effettuerà l'esplorazione rettale e valuterà il dosaggio del PSA . Più recentemente, è stato introdotto un nuovo marcatore, il PCA3, la cui utilità è ancora sotto indagine;
  • La biopsia prostatica e la diagnosi di tumore prostatico
    Se il PSA è elevato e/o la visita rettale è dubbia, l'urologo può richiedere la biopsia prostatica.
    La biopsia prostatica consiste nell'effettuare alcuni prelievi di tessuto della prostata per poterli analizzare al microscopio e valutare se ci sono cellule tumorali.
    Se la biopsia conferma la presenza di cellule tumorali nella prostata (diagnosi) il passo successivo da mettere in atto è quello di valutare quanto questo tumore è esteso per poter decidere il tipo di terapia più adatta (stadiazione).
  • La stadiazione
    Tramite l'analisi del PSA, della visita rettale e del Gleason score (che è un valore che viene riportato sul referto della biopsia) è possibile stimare l'estensione della malattia. Alle volte le indagini vengono completate con la TAC e la scintigrafia ossea. Una volta completata la stadiazione, l'urologo curante può valutare le diverse opzioni terapeutiche tra le quali la chirurgia robotica

LA CHIRURGIA ROBOTICA

La chirurgia robotica è ormai la forma di chirurgia più utilizzata per il trattamento del cancro della prostata; negli Stati Uniti oltre l'85 per cento di tutte le prostatectomie radicali sono effettuate con tecnica robotica e anche in Italia il trend è nettamente a favore di questo approccio.

La prostatectomia laparoscopica robot assistita (RALP) in virtù dei suoi risultati sta sostituendosi alla prostatectomia radicale retropubica (RRP) come approccio “gold standard” nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato.

È necessario comunque sottolineare che i risultati oncologici e funzionali non dipendono esclusivamente dalla macchina, e che l'esperienza e l'abilità del medico rappresentano il fattore fondamentale.

Nel dettaglio:

COMPLICANZE

  • Le perdite ematiche intra e perioperatorie e il tasso di trasfusioni sono nettamente inferiori nella RALP rispetto sia alla prostatectomia retropubica che laparoscopica
  • Linfocele, spandimenti urinosi perianastomotici e reintervento rappresentano le più comuni complicanze della RALP e sono direttamente proporzionali all'esperienza del chirurgo e alle caratteristiche del paziente (BMI, grosse prostate con terzo lobo, pregressa chirurgia addominale o prostatica, PSA e GS).Il tasso complessivo di complicanze è comunque sovrapponibile alle complicanze della prostatectomia radicale retropubica.

RISULTATI ONCOLOGICI

  • Il tasso di margini chirurgici positivi (PSMs) e di recidiva biochimica (BCR) post prostatectomia robotica è sovrapponibile ai risultati della prostatectomia open
  • Con la procedura robotica è inoltre fattibile una linfadenectomia estesa senza incrementare significativamente il tasso di complicanze; la RALP è quindi utilizzabile anche in pazienti con carcinomi della prostata ad alto rischio

RISULTATI FUNZIONALI

  • Si evidenzia un significativo vantaggio dell'approccio robotico rispetto a quello laparotomico e laparoscopico in termini di recupero della continenza a 12 mesi dalla chirurgia.
    Età avanzata, BMI, prostate di grosso volume, comorbidità, la presenza di sintomi del basso tratto urinario e l'esperienza del chirurgo rappresentano i principali fattori di rischio per il verificarsi di una possibile incontinenza urinaria post RALP.
  • Qualora applicate, le tecniche di ricostruzione posteriore dello sfintere (con o senza ricostruzione anteriore) garantiscono un leggero vantaggio anche in termini di recupero precoce della continenza (1 mese post chirurgia).
  • Anche in termini di recupero della potenza sessuale, la RALP offre un significativo vantaggio rispetto la chirurgia tradizionale ad 1 anno post intervento.
    Età alla chirurgia, attività sessuale prechirurgia e caratteristiche della chirurgia nerve sparing rappresentano i principali fattori di rischio per lo sviluppo di deficit erettile.

DOPO LA DIMISSIONE

La lettera di dimissione contiene tutti i suggerimenti e le prescrizione che il caso prevede.

La terapia antibiotica

solitamente non è necessaria. In alcuni casi viene comunque prescritta a seconda della necessità clinica

La terapia antitrombotica:

- La scarsa attività fisica conseguente all'intervento può provocare la stasi del sangue soprattutto nelle vene delle gambe (un pò come in aereo). Per prevenire la formazione di eventuali coaguli è bene attenersi alle seguenti norme:
- Non stare troppo tempo a letto. Camminare per 15 minuti ogni ora.
- Indossare per 15 giorni le calze elastiche. Comprimendo le gambe evitano che le vene si dilatino e formino coaguli.
- Effettuare la puntura di clexane sulla spalla tutti i giorni per 15 giorni. (in caso di dimenticanza effettuarla il mattino successivo ma non saltare una somministrazione).

L'alimentazione:
il paziente può assumere qualunque cibo, ma è preferibile che assume cibi che non provocano stitichezza.
Alimenti suggeriti:

  • Pane e cracker integrali
  • Riso e pasta integrali, passati di verdura, minestroni di verdure
  • Nessuna limitazione per carne, pesce e uova
  • Verdure cotte, carote, fagiolini, zucchine, carciofi, spinaci, cavoli, rape legumi freschi in genere
  • Grassi vegetali, burro fresco
  • Grassi saturi
  • Frutta fresca cruda, pere, uva, pesche, ciliege, prugne, fichi. frutta cotta
  • Yogurt, marmellata, miele

La gestione del catetere vescicale:
il catetere vescicale è un tubo di gomma di lattice la cui punta si trova in vescica. Il catetere resta ancorato alla vescica grazie ad un palloncino gonfiato con acqua (o con aria) che evita che esso scivoli all'esterno.
Il catetere, solitamente di colore giallo o trasparente, ha alla sua estremità un'uscita gialla e un'uscita rossa (o arancione).
L'uscita gialla è quella dell'urina, che viene solitamente collegata a pressione ad un sacchetto di raccolta.
L'uscita rossa è quella collegata al palloncino. È costituita da una valvola e attraverso questa valvola è possibile gonfiare il pallone o sgonfiarlo, quando si voglia rimuovere dalla vescica il catetere stesso.
A meno che non vengano date precise istruzioni da medici o infermieri è opportuno non manipolare l'uscita rossa.

Le ferite chirurgiche:
Le piccole ferite chirurgiche possono essere medicate passando un batuffolo sterile imbevuto di soluzione iodata o equivalente, e poi possono essere coperte con un nuovo cerotto. Non ci sono punti da togliere.

Dopo la rimozione del catetere vescicale:

  • Continenza urinaria
    alla rimozione del catetere vescicale, è normale osservare delle perdite involontarie di urina. Un pò come un rubinetto che fa fatica a chiudere.
    Sono temporanee nel 97% dei casi.
    All'inizio è conveniente indossare dei pannolini che consentano di non bagnare gli indumenti.
    Dopo 3 mesi, circa il 60% dei pazienti è continente e dopo 6 mesi circa il 90% dei pazienti è continente.
    La tecnica nota come punto di Rocco ha contribuito a ridurre il tempo di recupero della continenza urinaria.
    Si può accelerare il recupero della continenza con esercizi di fisioterapia mirati.
    In caso di incontinenza definitiva (3% dei casi) è possibile ricorrere a piccoli interventi correttivi che hanno un elevata percentuale di successo.
  • Attività sessuale
    La ripresa dell'attività sessuale è legata a molti fattori. Nei pazienti in cui si sia proceduto a risparmiare i nervi dell'erezione, la probabilità di recupero può essere oltre il 70% in pazienti di età inferiore ai 65 anni con erezione pre operatoria efficace.
    È importante distinguere alcune delle componenti che sono coinvolte nell'attività sessuale per capire in che modo l'intervento può influenzarle.
    Libido: è il desiderio sessuale. Il paziente che viene sottoposto ad intervento di prostatectomia robotica conserva la libido. È possibile che l'incontinenza temporanea post operatoria e il disagio correlato all'intervento provochino una temporanea attenuazione della libido che nel complesso viene comunque mantenuta.
    L'erezione: la capacità di raggiungere e mantenere l'indurimento del pene allo scopo di ottenere la penetrazione. L'intervento di prostatectomia robotica può provocare delle lesioni a livello dei nervi che sono responsabili dell'erezione. Il pene, quindi, nonostante l'eccitazione sessuale può rimanere parzialmente o completamente flaccido.
    L'approccio robotico può danneggiare l'erezione in misura minore rispetto all'approccio tradizionale, consentendo di allontanare delicatamente i nervi dell'erezione dalla prostata e quindi non danneggiandoli.
    Il tempo di recupero dell'erezione varia molto ed è legato a molti fattori. La possibilità di recupero dell'erezione avviene solitamente entro 18 mesi dall'intervento.
    L'orgasmo: la sensazione di piacere conseguente alla stimolazione sessuale: nonostante la possibile
    Assenza di erezione l'orgasmo può essere comunque raggiunto in seguito stimolazione sessuale
    L'ejaculazione: l'ejaculazione, cioè la fuoriuscita di liquido seminale durante l'orgasmo non avviene più. Questo perché la produzione di parte di questo liquido avviene ad opera della prostata che è stata rimossa e perché le vie seminali vengono interrotte con l'intervento