Prof. Bernardo Rocco

Prof. Bernardo Rocco
Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Urologia
ASST Santi Paolo e Carlo - Milano
Professore Ordinario di Urologia presso l'Università Statale di Milano

Columbus Clinic Center Chirurgica Robotica - Milano
www.columbus3c.com

L'esperienza chirurgica sulla prostatectomia robotica è stata maturata presso uno dei centri più accreditati nella cura della prostata, in Florida, USA, dal Prof Vipul Patel. È co-autore di una delle tecniche chirurgiche più note per il recupero rapido della continenza dopo prostatectomia radicale per tumore della prostata (Rocco's Stitch)

La nostra esperienza in epoca Covid-19

Anche in epoca di COVID-19, la cura del paziente affetto da malattia oncologica in urologia (tumore della prostata, tumore del rene, tumore della vescica) non si ferma.
La pandemia ha comportato una profonda ed improvvisa riorganizzazione della cura, a tutti i livelli, ambulatoriale, ospedaliero, nella sala operatoria. Da medico, per potere affrontare l’ondata dell’emergenza e, nel frattempo, proseguire in modo sicuro l’assistenza ai malati urologici, ho voluto approfondire il fenomeno SARS-COV 2 ed il potenziale impatto sulla missione dell’urologo, in particolare di chi come me si occupa di tumori urologici.
Nella Clinica Universitaria abbiamo affrontato il COVID-19 studiandone la sintomatologia1, le caratteristiche infettivologiche2, il potenziale effetto sulla chirurgia3,4, soprattutto quella minimamente invasiva come la chirurgia robotica. Abbiamo monitorizzato, a livello multicentrico, l’impatto che l’emergenza ha avuto sulla nostra attività quotidiana di urologi, evidenziando come all’aumento della cura correlata alla pandemia sia corrisposta una momentanea diminuzione dell’assistenza non-COVID-195,6: i nostri ospedali si sono temporaneamente dedicati ad affrontare la sfida più importante del mondo moderno, con graduale ed evidente successo.

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La mia vita professionale

La mia carriera di studioso e di medico è iniziata a Milano e sta ora continuando in giro per il mondo: tra le molte esperienze, quella con Patel, maggior esperto mondiale di chirurgia robotica della prostata. Al momento ho all’attivo oltre 500 interventi di chirurgia robotica

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Corsi e congressi

Come moderatore o come relatore, partecipo continuamente a congressi, meeting e seminari in Italia e all’estero. Ognuna di queste esperienze è un’occasione per insegnare e, al contempo, per imparare dai migliori professionisti mondiali.

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La chirurgia robotica

Ha rivoluzionato in maniera profonda il modo di intervenire sul paziente: migliaia di persone hanno tratto vantaggio dall’uso di questa tecnologia, che permette incisioni ridotte e consente di ridurre rischi e tempi di decorso postoperatorio.

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Tumore alla prostata

Il tumore della prostata è una delle patologie più frequenti nel sesso maschile. E’ raro che si presenti sotto i 50 anni ed è associato ad una forte familiarità; per intenderci, nelle famiglie con soggetti affetti da tumore prostatico, la possibilità che un parente...

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LA PROSTATECTOMIA ROBOTICA

La chirurgia robotica è ormai la forma di chirurgia più utilizzata per il trattamento del cancro della prostata; negli Stati Uniti oltre l’85 per cento di tutte le prostatectomie radicali sono effettuate con tecnica robotica...

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Domande frequenti

Uno spazio interamente dedicato ai dubbi, alle curiosità e alle preoccupazioni dei pazienti. Uno strumento diretto per interagire con me, per risolvere gli interrogativi sulla salute, sulle procedure, sulle terapie riguardo l’oncologia e la chirurgia urologica.

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Testimonianze

  • Avevo sempre avuto timore dei medici: una cosa stupida, che capisco solo adesso. Erano passati 5 anni dall’ultimo controllo. Poi, mi ero fatto coraggio e, nel maggio del 2012, avevo deciso di farmi visitare e subito mi avevano detto che c’era qualcosa che non andava alla prostata. Il mio Psa era a quota 7,10.

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  • I dottori mi prospettano subito 3 soluzioni: la cura farmacologica, l’intervento chirurgico tradizionale e quello, invece, con il robot. Io conoscevo la laparoscopia ma non il robot. Un robot che mi opera in maniera assolutamente non invasiva, con una precisione assoluta, che non lascia ferite grandi e che permette una convalescenza più corta e meno dolorosa. Io ho detto subito sì: “scelgo la chirurgia robotica”, ho detto loro. Non ho avuto dubbi al riguardo ed è stato facilissimo, per me, scegliere. Mi sono sentito di fidarmi e ho deciso di operarmi col robot.

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  • Mi dissero che avrebbero dovuto asportare l’intera prostata. L’intervento sarebbe stato condotto dal Dottor Bernardo Rocco, che io conoscevo per fama: in particolare, una mia conoscenza mi aveva raccontato quanto fosse bravo, che aveva lavorato in America con i più grandi esperti di chirurgia robotica del mondo. Mi sono sentito più tranquillo.

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  • Arriva ottobre. Nel frattempo, il mio Psa aveva oltrepassato quota 11. Il mio intervento è fissato per l’8 ottobre. Quando arriva quel giorno, io mi ritrovo solo, anche perché, nel frattempo, il mio matrimonio è naufragato. Entro in sala operatoria, forse proprio perché sapevano che fuori non mi aspettava nessuno, tutti, nell’equipe medica, mi davano conforto: mi facevano parlare, mi accarezzavano, mi trattavano con una straordinaria umanità e dolcezza.

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  • Mi sveglio e mi portano in terapia intensiva, a causa dei miei problemi di cuore: ho 4 bypass. Rimango lì 24 ore, poi altri tre giorni e, alla fine, mi mandano a casa. Tengo il catetere per nemmeno una settimana: non ho problemi di dolori ma il primo mese è duro a causa dell’incontinenza. Dopo 30 giorni, al controllo, la mia Psa è praticamente a zero: sono ufficialmente guarito.

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  • Continuo con la riabilitazione a casa: i medici mi hanno dato un manuale che seguo meticolosamente e mi dice esattamente cosa fare. Continuo anche con le visite di controllo mentre, in appena 4 mesi, il problema di incontinenza è risolto.

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  • Sono passati 7 mesi dall’intervento: so che hanno asportato tutta la prostata e, con essa, 29 linfonodi. Un record, mi hanno spiegato i medici. Purtroppo ancora ho il problema sessuale, il dottor mi ha detto che il tumore aveva colpito un fascio di nervi erigenti che è stato sacrificato perché troppo in prossimità del nucleo del carcinoma: probabilmente potevano essere già intaccati dal tumore.

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  • Dopo una certa età, è consigliabile tenere sotto controllo la prostata. Si sa. Ed io, infatti, l’ho sempre fatto. Ed è stato così che, negli anni, ho visto il mio Psa salire fino a 11, un record che non faceva decisamente pensare bene.

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  • Così, a 71 anni e con una prostatite acuta, decido di muovermi e di chiedere più di un consulto. Il primo urologo da cui vado, mi sbologna in appena cinque minuti. Il secondo, invece, mi dice di volermi fare una serie infinita di esami, tutti a pagamento. Il terzo, poi, mi spiega che la prostata ingrossata va affrontata con una prostatectomia parziale, effettuata con l’intervento classico, o con una prostatectomia totale eseguita, magari, con il robot.

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  • Raccolgo molte informazioni su internet e in me si consolida la convinzione di essere operato col robot e di farmi asportare interamente la prostata, così da non avere più pensieri, almeno su quel fronte. Così, su consiglio di mia moglie che ancora non mi sente tranquillissimo, vado da un mio amico medico: mi parla del professor Rocco e mi dice che lui, per l’intervento in robotica, è un vero e proprio fenomeno.

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  • Mi affido così, senza dubbi, al professor Rocco e al suo staff che è eccezionale: recupero in maniera velocissima ed il poco sanguinamento si esaurisce in appena 3 giorni. Torno a casa senza il più piccolo problema d’incontinenza e con un getto d’urina perfetto.

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  • Alla prima visita di controllo dopo l’intervento, il dottor Rocco mi fa vedere il video della mia operazione: assisto così al distacco della mia prostata, con una precisione e perfezione che mi lascia senza parole. Ora sto bene, non ho nessun problema di erezione e il mio Psa è pari a zero. Sono sereno.

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  • Andai su internet e cercai se in Italia ci fosse stato qualcuno che praticasse la prostatectomia robotica. E così trovai il professor Bernardo Rocco. Lo contattai e fu lui ad operarmi a luglio del 2008: non ho dovuto aspettare sei mesi.

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  • Sei ore di operazione dalla quale io sono uscito benissimo. Cinque giorni dopo ero già a casa e, di lì a due giorni, non avevo più neanche il catetere. Non ho avuto problemi di incontinenza in seguito all’operazione. Sono stato subito bene. Così bene che appena due settimane dopo l’operazione sono potuto andare a Roma, in viaggio: lì c’erano ad aspettarmi i miei amici californiani.

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  • Quando mi hanno consegnato l’esame istologico, l’unica cosa che sapevo era che avevo un tumore alla prostata e che doveva essere operato. Nient’altro. Sarei stato sottoposto ad un’operazione tradizionale, con tutte le conseguenze del caso, che io avevo accettato perché non sapevo di avere un’alternativa.

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  • Ho degli amici in California. Ci parliamo spesso, via Skype. Ed è così che una sera gli ho raccontato di quello che mi stava succedendo. Mi sono confidato con loro, detto che sarei stato sottoposto ad un’operazione sei mesi dopo. E sono stati loro a dirmi quel che ignoravo: non dovevo aspettare sei mesi. Non dovevo sottopormi ad un’operazione tradizionale. Fu allora che sentii per la prima l’espressione “chirurgia robotica”. In California tutti usavano il robot per quel tipo di operazione: perché non avrei dovuto usarlo anch’io?

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  • Andai su internet e cercai se in Italia ci fosse stato qualcuno che praticasse la prostatectomia robotica. E così trovai il professor Bernardo Rocco. Lo contattai e fu lui ad operarmi a luglio del 2008: non ho dovuto aspettare sei mesi. Sei ore di operazione dalla quale io sono uscito benissimo. Cinque giorni dopo ero già a casa e, di lì a due giorni, non avevo più neanche il catetere. Non ho avuto problemi di incontinenza in seguito all’operazione. Sono stato subito bene. Così bene che appena due settimane dopo l’operazione sono potuto andare a Roma, in viaggio: lì c’erano ad  aspettarmi i miei amici californiani.

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  • Tutto è iniziato qualche mese fa, con un nuovo amore, una passione intensa e inattesa. È ora di affrontare i piccoli problemi dei sessant’anni mi dico: un vigore non proprio eccellente, quella fastidiosa frequenza nell’urinare. Vado dall’andrologo, è la prima volta nella mia vita. Il professor Gentile mi accoglie con un sorriso complice e mi ascolta con attenzione. Non deve preoccuparsi, sono cose normali, talvolta anche in uomini più giovani di lei dice. A proposito, già che c’è lo facciamo un PSA? Sono due anni che non lo faccio, mi vergogno a dirlo e, di lì a poco, mi renderò conto di quanto sono stato sconsiderato nel trascurare quel semplicissimo test.

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