Milano, 17 maggio 2017 - 12:13

Sempre più spesso i robot
in sala operatoria

Interfaccia digitali tra il paziente e il chirurgo, la cui funzione è creare una serie di facilitazioni a chi opera e migliorarne il lavoro dei chirurghi

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In sala operatoria sempre più spesso, insieme a chirurghi, anestesisti e personale sanitario sono sempre più presenti i robot. Più precisamente sono interfaccia digitali tra il paziente e il chirurgo, la cui funzione è creare una serie di facilitazioni a chi opera e migliorarne il lavoro. Se ne è parlato a Milano, presso Il Columbus Clinic Centre, dove da poco sono stati installati tre sistemi robotici. La tecnologia aiuta nell’eseguire interventi più precisi, meno invasivi e che consentono al paziente di tornare alla vita di tutti i giorni molto più rapidamente. Sono impiegati in differenti specialità: chirurgia mini invasiva, chirurgia spinale e protesica in ortopedia. Nel primo caso l’utilizzo della robotica consente di ottenere ottimi risultati oncologici e funzionali minimizzando l’impatto della chirurgia e velocizzando la ripresa post operatoria. «Il chirurgo opera manovrando un robot a distanza, seduto a una console computerizzata all’interno della sala operatoria, il sistema computerizzato trasforma il movimento delle mani in impulsi che vengono convogliati alle braccia robotiche. – spiega Bernardo Rocco, professore associato di urologia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia - La tecnologia minimizza l’impatto del tremore fisiologico delle mani o di movimenti involontari. – E continua – Consente interventi di grande precisione, il paziente ha sanguinamenti contenuti e può essere dimesso più velocemente». Nella chirurgia vertebrale una piattaforma robotica permette di potenziare le capacità del chirurgo e ne “guida” la mano indirizzando e vincolando gli strumenti chirurgici sulle traiettorie che sono state pianificate in 3D. «E— chiarisce, Giovanni Broggi, Divisione di neurochirurgia, all’Istituto Clinico Città Studi e primario neurochirurgo emerito, Istituto neurologico Carlo Besta di Milano – La grande precisione evita i contatti radicolari midollo radici e la pianificazione corretta evita anche la prolungata esposizione del paziente e del personale alle radiazioni impiegate nell’esecuzione delle normali tecniche chirurgiche spinali». Per la chirurgia protesica si utilizza un robot composto da un braccio che permette di riprodurre sul paziente ciò che il chirurgo ha pianificato sul software. «Le immagini ricreano l’esatta anatomia del paziente e il chirurgo posiziona le protesi sul modello 3D valutando l’esatta collocazione in base al movimento del paziente e al suo bilanciamento legamentoso — spiega Carmine Naccari Carlizzi, specialista in ortopedia e medicina dello sport —. L’alloggiamento di queste viene sagomato nell’osso da una fresa montata sul braccio robotico, mentre una telecamera a infrarosso traccia in tempo reale la posizione di ossa, robot e strumenti chirurgici».

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